Cosa fare a Varsavia per spassartela un weekend

Dalla regia dicono: brutta!

Dario Dellanoce

Premessa

In attesa del prossimissimo viaggio consueto con il gruppone di amici (mancano 2 giorni), mi trovo in quello stato di ansia e colpevolezza che ti assale quando sai di aver dovuto fare qualcosa, di averne avuto tutto il tempo e di rincorrere i minuti per completare il tuo compito.

Come quando studiavi il giorno prima dell’interrogazione.

Non si può partire per un viaggio dopo più di un anno e non aver buttato fuori l’articolo della gita precedente. Shame on you Alan!

Se ci pensi bene in realtà sono emozioni tutt’altro che giustificate, visto che nessuno sta aspettando nulla, quindi chiudo qui la polemica tra me e il sottoscritto (cit.).

Come dicevo, questo è l’articolo della gita con cadenza annuale, con quel carrozzone di amici variopinti che mi accompagna da tempo per le città meno mainstream d’Europa.

Una ricorrenza che ha delle caratteristiche che si possono definire delineate in alcuni punti cardine: 

  • Non documentarsi prima su praticamente nulla eccetto l’alloggio (solitamente camerate flautolenti da minimo 6 elementi)
  • Cercare un ristorante folkloristico, iper organizzato e turistico, dove non devono mancare piatti abbondantissimi, tavolate rumorose, cameriere in abito storico locale, possibilmente stornellatori.
  • Dormire non serve, si recupera a casa
  • Andare verso est
  • Città non troppo belle: mica vorrete godervi un tramonto in una spiaggia o passeggiare in riva ad un lago!
  • Molestare il pacifico popolo locale
  • Perdersi evitando soluzioni tecnologiche (come il gps) per ritrovare la via
  • La ricerca del prezzo aereo più conveniente con l’aereoporto più scomodo

Molti potrebbero insinuare illogicamente le nostre scelte logistiche come delle coperture per dei puttan tour nell’est Europa, cascando facilmente in una valutazione superficiale.

Il vero scopo è riassumibile in un mix di goliardia ed evasione dai problemi (che si ripresenteranno pesantemente il lunedì mattina con le facce torve), accompagnati da una ricerca di momenti indelebili, come l’incontro di Rucsandra a Bucharest

Varsavia è brutta?

Dalla regia (ovvero gli amici hypster di Dario) dicono che fa cagare, dunque perfetta per la nostra ricerca interiore.

Caro lettore, se ti sto annoiando e vuoi sapere se investire questi 45€ a/r con Ryanair, te lo dico subito: vai a Cracovia!

Se invece cerchi delle esperienze reali, il freddo tagliente, avventure da tangenziale ed esperienze culinarie altalenanti, sei nella città giusta!

Per arrivare nel centro di Varsavia dall’aereoporto di Modlin, si prende prima una navetta che ti lascia alla stazione di Modlin e raggiunge la città in 50 minuti circa, al prezzo di pochi Zloty.

Lo zloty è la moneta polacca, subito ribattezzata pierogi. Una birra vi costerà tra gli 8 e i 12 pierogi.

All’arrivo in centro la ridente Varsavia si presenta così:

Varsavia centro
Varsavia centro
Varsavia Hala Mirowska
Allegro mercato floreale
Varsavia centro

Queste foto sono state difficilissime da scattare perchè il gruppo, impazzito, ha cominciato una corsa senza senso nel freddo pungente e tra persone incuriosite, verso l’ostello (non ci facciamo mancare nessun confort).

Come animali imbizzarriti nella tundra, abbiamo seguito un capobranco che cambiava idea ogni due isolati e che, senza davvero saperlo, urlava “è di qua!” “ho detto che è di quiii!”, facendo schizzare il trolley prima di rifiatare e ragionare soprattutto.

Contemporaneamente monitoravo con google maps la distanza e ricordo precisamente che, partiti dalla stazione a -15 minuti dalla destinazione, ci siamo ritrovati sudati, stanchi e in conflitto, a -30 minuti in un batter d’occhio.

Ma si sa che il maschio non vuole sentire ragioni, nè consigli quando si tratta di indicazioni stradali… e mi è venuto in mente che dopo vi racconterò un caso solitario ancor più curioso!

Coi mezzi riusciamo finalmente ad arrivare all’ostello, esattamente dietro la piazza principale della zona antica o meglio, nuovamente antica, dopo la devastazione della guerra.

Un centro storico fake

Varsavia subì una distruzione scrupolosa, palazzo per palazzo, come vendetta da parte di Hitler, per la rivolta della città.

“Durante la Rivolta di Varsavia, la mal equipaggiata resistenza polacca riuscì a infliggere gravi danni ai suoi oppressori, con 20.000 truppe naziste rimaste ferite o uccise. Ma fu la popolazione a subire le maggiori perdite, con 150.000 persone rimaste uccise negli attacchi aerei e negli scontri in tutta la città.

Come ritorsione, i nazisti rasero al suolo la capitale polacca. Più dell’85% del centro storico della città venne ridotto in macerie. Diversamente dalle altre città europee, nelle quali i danni avvennero principalmente durante gli scontri, Varsavia venne sistematicamente distrutta dopo che i due mesi di conflitto erano finiti, come atto di vendetta da parte delle forze di Hitler.”

Qui poi scoprire come hanno ricostruito il centro partendo da dipinti del XVIII secolo

Fonte: The Guardian

Oggi si presenta così:

Warzaw Old Town
Warzaw Old Town
Warzaw Old Town
Warzaw Old Town
Il famoso Barbacane. Tutti eravamo sicuri fosse la statua di un cane eroico, come quello simpatico giapponese
.
Warzaw Old Town
Warzaw Old Town

La fame chiama e decidiamo di provare una delle attrazioni più particolari della Polonia: le vecchie mense socialiste, i bar Mleczny, forse uno dei momenti migliori del viaggio.

Il posto è squallido come piace a noi, un po’ buio e gestito da signore non esattamente affabili, che servono pietanze locali, cucinate male al momento.

Il problema sta anche nell’ordinare, poichè sia i menù che l’idioma parlato dalle eleganti signore è solamente (e giustamente) il polacco, senza via di scampo.

Non solo non ti aiutano, ma ti mettono pure fretta alzando i toni. Il mio consiglio è di ordinare dei “pierogi” e indicare a caso una zuppa, almeno sai che mangerai qualcosa e ti scalderai.

In un bar Mleczny spendi tra i 5 e i 10 euro per un pasto, 18-25 pierogi.

Per fare queste foto ho rischiato che la vecchia saltasse dalla cucina a menarmi con il mestolo…

bar Mleczny
Abitanti del posto in attesa
bar Mleczny
bar Mleczny
bar Mleczny
I famosi pierogi, piatto e moneta locale

Terminato il pasto ospedaliero, girelliamo per il centro vecchio/nuovo e quasi subito la sensazione è che non ci sia nulla da fare e vedere. Forse la regia aveva ragione…

Un po’ sconfortati e influenzati dalla totale inutilità delle vie del centro nel primo pomeriggio, notiamo che una delle attrazioni più segnalate è il museo del neon di Varsavia, roba che in un contensto di vita quotidiana, non ti cacheresti neanche se abitassi a Vercelli e fosse in città.

Per conoscenza riporto il tono medio dei commenti a riguardo.

Facile giudicare da Catania o da Venezia.. dilettanti!

E, come per incanto…

Il museo del neon di Varsavia

Si può trovare il bello ovunque, non lasciatevi ingannare dall’apparenza.

Alan

Ci sono un sacco di cose interessanti da imparare sul gas luminoso, ma siamo qui per dare informazioni dettagliate? Io non credo proprio.

Ecco un traveler competitor che ne ha fatto un articolo corposo, se volete approfondire. Lo trovate qui!

Però la mia galleria te la puoi sognare amico di ilPasseggero.eu!

Museo del Neon di Varsavia
Museo del Neon di Varsavia
Museo del Neon di Varsavia
Museo del Neon di Varsavia
Museo del Neon di Varsavia

In una fredda e grigia giornata del genere, vale comunque una visita.

Il quartiere in cui risiede il museo del neon di Varsavia si chiama Soho Factory, che un tempo ospitava fabbriche di moto e armi, oggi riconvertite in ristoranti, uffici e spazi multifunzionali.

Ispirandosi a SoHo e al Meatpacking District di New York, l’imprenditore Rafal Bauer ha visto l’anima in questi fatiscenti edifici e li ha trasformati in uno spazio creativo i cui spaziosi edifici e gli affitti più bassi hanno attratto artisti, architetti, web designer etc.

Siamo all’interno del quartiere Praga.

Praga Varsavia

Il quartiere Praga di Varsavia

Pensando alle città dell’est europeo, la mente corre sempre verso quei tristi palazzoni di cemento in stile sovietico, che costantemente ricerchiamo nelle nostre scorribande.

Varsavia non ha deluso le nostre aspettative, a partire dal super mostro, il palazzo della Cultura e della Scienza lasciato da Stalin, tanto odiato dagli abitanti, quanto amato da noi.

Il quartiere Praga, la Brooklyn di New York, ci piace. Alternativo e rude al punto giusto, pieno di bar e vita. Durante la guerra non fu distrutto e ancora oggi lascia i segni dei combattimenti, sulla facciata dei propri palazzi.

Situato a est del fiume Vistola che lo separa dal centro “fighetto”, è considerato anche dai varsaviani a ovest del fiume, un luogo poco raccomandabile.

Noi ci passiamo buona parte del nostro tempo tra bere, ammirare i palazzoni che tanto ci ricordano la nostra Rizzottaglia, socializzare con i locals, litigare con eroinomani e (un nostro must), trovare chiuso qualcosa di importante.

Praga Varsavia
Praga Varsavia
Praga Varsavia
Praga Varsavia
Il famoso Zoo di praga, dove speravamo di fare una buona colazione: chiuso.

Si possono trovare cose strane passggiando per il quartiere Praga a Varsavia. Per esempio questo bel locale tutto fatto su con la stagnola, così te lo puoi portare a casa caldo.

Praga Varsavia
Praga Varsavia
Praga Varsavia streetart
Praga Varsavia Alan the traveler

Dopo qualche birra e aver strappato di mano ad un ragazzo che scaldava eroina in un cunicolo, il mio preziosissimo accendino bic datogli in prestito, rischiando una facile coltellata, ottengo da un gruppo ragazzi info preziose su una zona di locali per i nostri svaghi notturni.

Ci dirigiamo verso l’Hydrozagadka un bellissimo e divertente disco pub che propone una serata interessante: “Party for sad people”.

Vicino all’HZ trovate anche altri 3 locali, quindi per passare una bella serata multipla, è il posto giusto per voi se cercate cosa fare a Varsavia la sera.

I polacchi sono dei patatoni, le ragazze sono belle e socievoli e i ragazzi sono super amichevoli.

Il Party non è per niente sad, anzi: in questa discoteca ci si diverte!

Non ci si atteggia come in Italia: ci sono ragazze col marsupio, vestite come alla Lidl, che ballano come nei video di Non è la Rai, agitandosi e scuotendo la testa.

Sono tutti allegri, tanto che Dario decide di far partire un trenino in uno slancio di entusiasmo (non dovuto a md) e la folla lo segue.

L’odissea di Antonio lo scrittore

Ma ci deve sempre essere il risvolto tragico.

Capita che ogni tanto si esageri col bere;

non è un problema il non essere avvezzo alle nuove tecnologie e non conoscere Uber;

può succedere di non ricordarsi che il proprio alloggio sia nella piazza principale di Varsavia,

che il cellulare termini la batteria,

che le persone non conoscano la tua lingua,

che non passi un taxi,

che tu non abbia il minimo senso di orientamento,

che se tutte le luci della città sono da un lato, tu ti diriga dalla parte opposta…

Quando tutto si presenta però, contemporaneamente, a tarda notte e nel freddo di una città sconosciuta, non può che andare male, e infatti…

Mentre noi altri galantuomini ci si intratteneva solo con signore dell’alta borghesia, Antonio lo scrittore, decide che per lui la serata è terminata e, incurante di applicazioni come Uber o di servizi dei primi ‘900 come i Taxi, decide di incamminarsi verso l’alloggio, senza ricordarne l’ubicazione.

Ricordiamo che l’hostel era situato nella piazza pricipale di Varsavia, quella che se cerchi Varsavia su Google, esce come prima immagine.

Allora, il ragazzo, prima si incammina dalla parte opposta della città, imboccando a piedi la statale verso la steppa; dopo cerca di convincere, urlando nella propria lingua, un altro disgraziato ubriaco di prestargli il telefono (chissà chi volesse chiamare poi), dopo forse trova un taxi che addirittura prenderà l’autostrada per fare prima a rientrare verso il centro.

Tony rientra quasi all’alba in camera, mentre tutti dormiamo già da un po’, cullati dai tepori e le fragranze che solo queste camerate ci sanno regalare, esclamando qualcosa che ha fatto lacrimare la Madonna di Varsavia, al punto che ora fanno i pellegrinaggi per visitarla.

Rinominata subito La Madonna del Pellegrino.

Antonio e Andy
Spillo mima come è finita la serata

Il giorno successivo è defaticante e si ciondola nuovamente tra la strade del centro, arrivando fino al “Mostro”, così chiamano questo gigante sovietico.

Non siamo d’accordo con il detto locale: “la vista migliore di Varsavia è dal Palazzo della Cultura, perché si vede tutta la città, senza vedere il palazzo.”

Palazzo della cultura Varsavia
Palazzo della cultura Varsavia
Palazzo della cultura Varsavia
Varsavia centro

L’ospitalità dei Varsaviani

Sfatiamo subito una verità riportata su tutte le guide: gli abitanti di Varsavia non sono ospitali!
Non ci capacitiamo ancora infatti come persone così a modino, educate, ben vestite e decorose, si siano potute rifiutare di farci entrare in casa alle 4 di notte mentre con toni amichevoli, cercavamo di infilarci nel pianerottolo di un elegante palazzo del centro, dopo aver gridato sotto il balcone per mezzora.

Forse abbiamo alzato un po’ i volumi della voce, vero;

forse non dovevamo mettere il piede tra la porta e lo stipite, come un venditore da strada e spingerla fiondandosi in massa dentro casa.

Forse Antonio (ancora lui) non dovevi dire “Raga ci fanno entrare!” mentre ci guardavano terrorizzati vicino al pianoforte d’epoca.

Ma sono solo ipotesi eh!

E ragazzi, per carità! Lele non voleva di certo intimorirvi quando tra le sbarre di un’inferriata, ha preso per il bavero il vostro incosciente amico e non lo lasciava più andare: era solo una dimostrazione di affetto, voleva solamente bere della vodka assieme! Chissà cosa avete pensato!

Che inospitalità… che delusione!

“I can’t believe in my eyes” “where is finish the famous hospitality of polish people?” gli abbiamo gridato: non ci hanno capito.

P.S. – Non è vero, siete stati dei Signori con la S maiuscola, super comprensivi. Che non abbiate chiamato la polizia è stato o un gesto di compassione, o perchè per fare un festino in casa a quell’ora eravate imbottiti di bamba. In ogni caso grazie!

Il Bazar Olimpia

L’ultimo istante temporale, ci permette di snocciolare altre proposte e scegliere la peggiore: visitare il Bazar Olimpia di Varsavia, uno dei mercati all’aperto più famosi della Città.

Non voglio dilungarmi molto, citerò solamente la calorosa accoglienza di una signora senza denti: “Italiani?? E cosa ci fate in questo mercato di merda?”

Bazar Olimpia Varsavia
Bazar Olimpia Varsavia

Si conclude così un’altra bellissima gita Meraviglia.

Ammetto che da solo o in coppia, una città così mi avrebbe un po’ abbattuto.

Come sempre poi, dipende dalle esperienze che vivi e dai contesti in cui ti trovi, ma da turista, consiglierei di certo altre mete.

 

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