Cosa vedere a Dublino in 3 giorni

Visitare Dublino in un weekeend: cose da fare e vedere

Un weekend a Dublino offre al visitatore il perfetto aperitivo per il viaggio in Irlanda che verrà…

In 3 giorni la si può visitare come si deve, bere abbastanza e vedere tutti i punti consigliati dalle maggiori guide/blog etc.

Un assaggio del popolo, dei cieli intensi e della natura abbagliante che inevitabilmente vi faranno venire voglia di tornare a fare il giro completo dell’isola di Smeraldo.

Sarà che più vado avanti con l’età, più cerco di prendere le cose con calma ed evitare la ressa.

Dunque ho fatto delle scelte che mi han portato a preferire di spendere più tempo senza una meta schedulata, evitando luoghi celebri come la fabbrica Guinness, il Trinity College o la cattedrale di St. Patrick.

Quindi ecco a voi i miei consigli per un weekend (un po’) nella Dublino alternativa.

Dico “un po’” poichè non vivendo nella capitale irlandese, sono quasi certo che i miei tips siano considerati mainstream dagli abitanti, i quali potrebbero consigliare vere esperienze locals (altro che le mie puttanate!) come:

  • scommesse clandestine su combattimenti tra puffin
  • dove si mangia meglio il Leprechaun in salmì
  • andare a guardare una partita di uno sport in cui puoi prendere la palla con le mani, arrivare a 1 metro dalla porta, calciare fortissimo ed esultare con lo stadio intero. In pratica come quando da piccolo lo facevi all’oratorio per rovinare e terminare una partitella. 

Ecco l’ultima è un attività reale, seriamente: è lo sport nazionale.

Meet the locals (go to the pubs)

Conoscevo lo stereotipo dell’irlandese dalla Tv: simpaticone, beone, super cattolico, torna a casa ubriaco e picchia moglie e figli.

Avevo già avuto a che fare con gli scozzesi, trovandoli amichevoli e con una bella inclinazione ad assumere alcool, non so cosa facessero tornati a casa, ma un paio di risse in strada le ho viste.

Pensavo che gli irlandesi fossero più simili agli inglesi, ma per quel poco che ho visto, mi sbagliavo: socievoli, han voglia di chiacchierare, molto legati alla loro terra e alle persone, prodighi nel consigliare e spiegare.

Certo non bastano tre giorni per codificare un popolo, ma questa è stata la mia impressione superficiale, spero che non mi smentirete. Certo poi ognuno è fatto a suo modo, ma qui parlo appunto, di sterotipi, oh.

E dove li potete trovare, in un loro momento di relax e apertura sociale?

A bere in un pub, ovviamente. E se vai in Irlanda senza andare per pub, è come fare un tour dimagrante in Sicilia.

Ho un debole per i pub inglesi e li trovo tutti bellissimi, anche il più lercio.

In centro ce ne sono di diversi e molto famosi, specialmente nell’area di Temple Bar, nostra prima tappa e prima Guinness del weekend.

Sì è vero è super turistico, ma è una bomba, non puoi evitarlo e poi avevo sete, madonna che pallosi.

Ora una serie di foto, non sono bellissimi questi pub di Dublino?

Il Cobblestone Pub

Su tutti vorrei segnalarvi il pub Cobblestone, preferito al Brazen Head (il pub più vecchio d’Irlanda), grazie alla dritta di una pittoresca guida incontrata ad Howth. 

Il claim la dice lunga: “A DRINKING PUB WITH A MUSIC PROBLEM” , un problema che abbiamo apprezzato tantissimo, forse il momento più autentico della vacanza.

Succede che al Cobblestone c’è un angolo riservato ai musicisti locali, che ogni sera si popola di personaggi interessanti, tutti musicisti folk, che si alternano in un concerto d’insieme, estemporaneo quanto solenne.

C’è spazio per qualche sorriso, ma sono tutti stramaledettamente impegnati e orgogliosi di ciò che stanno facendo; un senso d’unione paragonabile ai vecchietti dello scopone, con la differenza che qui ognuno si porta il proprio strumento e suona con gli altri.

A differenza di una violenta partita a scopone, dietro i suonatori, non ci sono altri musicisti (più scarsi) che guardano e consigliano cosa suonare.

E forse non bestemmiano neanche, ma solo perchè non esiste in lingua inglese, credo.

A proposito di lingua, sbarcato all’International Airport of Dublin, scopro piacevolmente che la lingua principale esposta nei cartelli e nelle indicazioni è il gaelico, lingua nazionale.

In realtà lo parla solo l’8% della popolazione (dati ufficiali da beone del luogo), a causa degli inglesi che hanno imposto la propria lingua.

Pensateci a quanto sia figo andare al mercato, ordinare delle aringhe e sembrare uno stregone che lancia qualche sortilegio!
“Cá bhfuil an leithreas(traduzione in fondo all’articolo)

Sui muri del Cobblestone, ci sono le foto dei musicisti più storici, una meritata consacrazione; il giochino è trovare chi sta suonando quella sera.

Un’esperienza unica, vi prego andateci e immergetevi nell’atmosfera con il dovuto rispetto.

Il promontorio di Howth

In una quarantina di minuti potete prendere un treno con la Leap Card che usate per i mezzi pubblici e visitare Howth.

Perchè andarci? E’ una gita pratica al di fuori della città che vi farà assaggiare le bellezze dell’Irlanda come ve le immaginate: scogliere, oceano, cieli tempestosi, tanto verde.

The Liberties: il quartiere popolare e la Dublino alternativa

L’obbiettivo dell’ultima giornata era il quartiere popolare Liberties, pieno di fascino e storia di personaggi pittoreschi, negozi artigianali e case basse con portoni colorati.

Quando faccio il flaneurs nelle città cerco e bazzico sempre nei quartieri fuori dalle rotte turistiche e questo rappresenta bene la Dublino alternativa che cercavo.

E’ il quartiere della Guinness Storehouse, che peraltro abbiamo ignorato. Qui vivevano gli operai delle fabbriche e delle distillerie della città.

Per chi vuole fare acquisti c’è il famoso Liberty Market noto per “real bargains and real people”.

I Liberties sono cambiati molto, ma ciò che è nuovo non toglie il carattere unico della zona, anzi a quanto pare lo sta migliorando. Dicono:

C’è una cosa che mi fa piacere che non sia cambiata… si può ancora sentire l’odore del luppolo della Guinness quando il vento soffia nel modo giusto.

Volete saperne di più? Visitate il sito del quartiere QUI 

Esiste anche un documentario composto da 15 cortometraggi in cui i protagonisti sono proprio gli abitanti del quartiere.

Avevamo poco tempo a disposizione, quindi abbiamo girovagato tra le casette e i murales, per poi concludere la visita in un pub tipico dove abbiamo gustato dei classici: fish and chips e lo stufato alla Guinness.

Stufato di manzo alla Guinness

Il pub, se vi interessa, è il Grainger’s e non aspettatevi ragazzi tatuati col taglio alla moda e dai modi superamichevoli. Troverete personale autentico, vecchine che si vengono a bere la pinta da sole e un forte senso della comunità di quartiere.

Un uomo di mezza età è entrato sconvolto, poi è scappato subito dopo, in lacrime; il proprietario è uscito di corsa, l’ha riacciuffato e l’ha riportato dentro.

Si sono seduti in un tavolo con altre persone e l’hanno consolato per un po’; mi ha spiegato in seguito, scusandosi, che aveva appena perso la madre.

E’ stata una scena toccante e mi ha dato una piacevole sensazione di speranza nelle persone.

Una comunità forte può assorberti e incatenarti, ma anche salvarti ed è molto confortante, specialmente quando sei solo e vulnerabile.

E’ stato un bel finale di vacanza, quello che cerco è proprio questo: azioni quotidiane, fatte da persone semplici assaporandone la propria realtà, senza essere considerato il turista pollo da spennare che passa e se ne va.

Ed ecco la galleria delle immagini del quartiere Liberties (Samsung 7)

Un weekend a Dublino

Come dicevo, per farsi un’idea, 3 giorni sono sufficienti. Sarebbe bello viverci un annetto nella silicon valley Europea.

Forse potrei mandare un cv ad una delle innumerevoli aziende high-tech che han deciso di stabilire la sede europea in queta città: Apple, Google, Facebook, Zalando, Linkedin etc. etc.

Si gira bene coi mezzi, ai piedi, in bici. Piena di parchi splendidi con tanta gente da tutto il mondo che si gode il tempo e i propri spazi.

Alan vi saluta e vi lascia con alcuni suggerimenti musicali e letterari

ALBUM

U2 – Boy (l’ho ascoltato parecchio quest’anno)

THE CRANBERRIES – Everybody else is doing it, so why can’t we (uno dei miei preferiti in adolescenza)

Poi folk se volete, ma meglio sentirlo live.

LIBRO

Gente di Dublino – 15 racconti di James Joyce

FILM

The Commitments (1991)

E infine ecco altre foto della capitale Irlandese, per ispirarvi:

Trad. Gaelico: “Dov’è il cesso?”

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